Le donne che hanno impreziosito la Dakar

8 marzo: in questa giornata speciale, la pagina “la storia della Parigi Dakar” intende rendere onore, a suo modo, a tutte le donne che hanno preso il via di questa gara, fra le più dure e massacranti.

Il rapporto tra le donne e Dakar risale alla prima edizione della Parigi-Algeri-Dakar, nel 1979 al via c’erano ben sette motocicliste. Tra queste, Martine De Cortanze ottenne il miglior risultato: arrivò 19° con una Honda 250 XLS, e precedette ben 55 piloti. Allora la classifica era unica per auto, moto e camion, e davanti a lei riuscirono ad arrivare solo 10 motociclisti.
Martine tornò l’anno successivo con una Yamaha 500, senza successo causa rottura del motore, ma riconquistò il 19° posto con una Yamaha XT 250 nel 1981.

Degne di essere menzionate, piloti di ottimo livello come la Anne Kies che si classificò 8° nell’edizione del 1983, che vide partecipare anche Christine Martin e Marie Ertaud, tra le prime pioniere di uno sport che non perdonava.

La storia l’ha invece già fatta Jutta Kleinschimdt, prima e finora unica donna a trionfare alla Dakar. Ci è riuscita con un Mitsubishi Pajero nel 2001, anno del successo nelle moto di Fabrizio Meoni. Eppure il suo esordio alla Dakar non era stato dei migliori: ritiro nel 1988 con una moto Bmw. Ma la biondina tedesca ci sapeva fare e l’anno dopo raggiunse Città del Capo, traguardo di quell’edizione, al 23° posto. Passata alle auto nel 1995, al terzo tentativo divenne la prima donna a vincere una tappa: con un buggy Schlesser si impose nella Agadez-Oclan del 1997. Salì sul podio una prima volta nel 1999 in coppia con la svedese Tina Thorner (terze) finché nel 2001, navigata dal tedesco Schulz, si mise tutti alle spalle.

Da non dimenticare l’italofrancese Camelia Liparoti, si è distinta per la regolarità con il suo quad: dopo il ritiro nell’edizione 2009, la 46enne di Livorno ha concluso tutte le edizioni a cui ha partecipato, chiudendo 13° nel 2010,10° nel 2011, 9° nel 2012 e 15° nel 2013.

Gareggiare alla Dakar vuol dire prendersi due settimane lontano da mogli, fidanzate e compagne. Un principio a cui deroga da anni Nani Roma, vincitore dell’edizione 2014 con una Mini All4 Racing. Ma se credete che la sua dolce metà sia trascinata controvoglia in Sud America siete fuori rotta. La 44enne consorte non si limita infatti ad attenderlo al bivacco ma è regolarmente in gara. Come se non bastasse, affronta la Dakar con il veicolo che comporta il maggior dispendio energetico, la moto. Rosa Romero Font gareggia per il team Himoinsa di cui fanno parte anche Miguel Puertas e Antonio Gimeno, suoi scudieri.
In sella a una Ktm 450 ha superato indenne le prime 10 speciali: un’impresa non da poco, considerando che metà dei motociclisti iscritti sono stati costretti al ritiro. All’abbandono è stato costretto anche il marito, dopo un cappottone memorabile ma senza conseguenze fisiche. Ora Nani fa il tifo per Rosa con cui è sposato da 21 anni: galeotta una gara di moto a cui entrambi presero parte. A casa sono invece rimasti i tre figli: la 17enne Abril, l’11enne Julia e il 6enne Marc. Una donna moderna non c’è che dire, ma chi pensa che il gentil sesso abbia iniziato a gareggiare alla Dakar solo ultimamente si sbaglia di grosso.

Meglio ancora sta facendo alla Dakar 2015 la spagnola Laia Sanz, ottava nella classifica generale con una Honda del team HRC. D’altra parte parliamo di un fenomeno che prima ancora di compiere 30 anni ha già vinto 13 Mondiali di trial e 3 di Enduro. Una passione iniziata a 4 anni quando prese in prestito la Cota 25 del fratello e iniziò a girare. Alle ultime 4 Dakar ha sempre raggiunto il traguardo. Fare meglio del 16° posto assoluto dell’anno scorso sembrava difficile, ma non avevamo tenuto conto della sua tempra. Ottava nella quarta tappa, si è scatenata nell’ottava speciale: a un rilevamento parziale si è trovata a soli 44 secondi dal capoclassifica, per poi chiudere quinta a 2’36’’ dal vincitore. Se c’è una donna che può un giorno vincere una tappa alla Dakar quella è Laia.

Con questa breve dedica abbiamo voluto ricordare tutte quelle donne che hanno voluto sfidare il deserto ed entrare nella leggenda. Non sono ovviamente le uniche, perciò vi invitiamo a ricordarle con noi pubblicando e condividendo tutte quelle che non abbiamo citato ,al fine di rendere il meritato tributo.